DUPLICA

di e con Paola Bianchi
elaborazione suono Paola Bianchi
luci Paolo Pollo Rodighiero, Chiara Girolomini
tecnica Chiara Girolomini
foto Valentina Bianchi
produzione Agar
in collaborazione con INCANTI/Controluce Teatro d'Ombre _ Torino, L’attoscuro,
Teatro Comunale Rosaspina _ Montescudo, Istituzione musica teatro eventi _ Rimini,
Teatro dei Cinquequattrini, Teatro A. Massari _ San Giovanni in Marignano,
KosmosTheater _ Vienna
si ringrazia Teatro Comandini _ Cesena, Ivan Fantini, Roberto Giari, Fabrizio Albanesi,
Rosa Mogliasso, Fancesca Divano


Un monologo autistico a due voci. Un dialogo muto, a volte sordo, tra il corpo e la sua immagine. 
Il viaggio di un corpo, della sua ombra, della dissoluzione dell’ombra e della caduta del corpo in uno spazio nudo, svelato, sospeso nel “tempo puro” sottratto al corso del tempo.

Un corpo, solo. Intrappolato nel nero. Condannato a un duplice sguardo. Mostruosamente riflesso, in una continua ricerca di un altro da sé. Salome costretta al ballo in un’orgia di potere senza potenti. 
Sono l’asino svelato che porta il peso dell’inabilità per eccesso di luce.

L’idea di partenza di Duplica è stata il desiderio di sperimentare il mondo dell’ombra e della luce utilizzando unicamente il corpo, il mio corpo.
Ho affrontato questo progetto con uno stato di assoluta apertura verso nuove possibilità. Non ho opposto resistenze, mi sono resa disponibile ai fallimenti e alle contraddizioni.

Ho lasciato che un sentimento di insicurezza mi accompagnasse per buona parte del percorso. Per la prima volta ho abbandonato la certezza di un senso predefinito dettato da una drammaturgia costruita in precedenza, per crearne uno nuovo attraverso le varie possibilità che la ricerca sull’ombra mi offriva. Ho lavorato per sottrazione di mezzi. La luce sul corpo, l’ombra del corpo. 
La frase che mi ha accompagnato fin dall’inizio è stata: “non conosco la materia”, insieme a una decisione: il nero.
Nero su nero. Davanti e dietro. Entro e esco. I passaggi si fanno traumatici. Ogni passaggio è un cambiamento di stato del corpo, della coscienza del corpo e di ciò che palesa nel movimento, nella stasi.

Entro nello spazio che mi svela – è un’uscita. Entro nello spazio che mi protegge e non so dire se è un’entrata o un’uscita. L’imbarazzo del passaggio. La difficoltà. Il mondo dell’ombra protegge. Il telo che divide l’azione dallo sguardo acquista spessore, difende. Modifica il senso del fare sulla scena. La proiezione dell’immagine diventa un luogo fuori da sé. L’attenzione va oltre il corpo per schiantarsi in uno spazio piano, appiattito, verticale. La tridimensionalità svanisce mentre l’ombra implacabilmente rivela.